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Prima di decidere di investire in Cina, l'investitore straniero deve prendere una decisione fondamentale riguardo la forma in cui effettuare l’operazione: principalmente, può scegliere di investire in maniera autonoma, formando un'entità al 100% di proprietà straniera (wholly foreign owned enterprise, “WFOE”), o collaborare con un partner cinese e operare attraverso una qualche forma di joint venture.
La joint venture è stata tra i protagonisti della riforma del diritto del commercio internazionale in Cina, iniziata alla fine degli anni Settanta ("open door policy"); la disciplina della joint venture è oggi contenuta nella Legge della Repubblica Popolare Cinese sulle Joint-Ventures Sino-Straniere. (Law of the People's Republic of China on Chinese - Foreign Joint Ventures ; http://www.china.org.cn/english/features/investment/36752.htm). La JV potrebbe rappresentare una buona soluzione per l’investitore che desideri beneficiare di strutture esistenti, forza lavoro e canali di distribuzione commerciale già attivi, o essere una scelta obbligata qualora le restrizioni del governo cinese impongano la presenza di un partner locale in certi settori; la joint venture può godere di un trattamento preferenziale di riduzione o di esenzione fiscale, in conformità con le leggi fiscali ed i regolamenti amministrativi nazionali. Il partner straniero in una joint venture che reinvesta in Cina la sua quota di utile netto può chiedere la restituzione di una parte delle imposte sul reddito già versate; l'utile netto che la parte straniera in una joint venture riceve dopo aver soddisfatto gli obblighi legali della società, i fondi che riceve al momento della scadenza prevista per la JV, o alla cessazione anticipata della stessa, e tutti gli altri fondi possono essere rimessi all'estero dallo stesso investitore, in conformità con i regolamenti in valuta estera e nella valuta specificata nel contratto di joint venture. Tuttavia, i benefici della joint venture potrebbero essere sopravvalutati rispetto ai problemi che questa forma potrebbe avere: i particolari rischi insiti in questo tipo di organizzazione richiedono una pianificazione molto accurata dell’investimento tramite JV. In aggiunta a quanto già detto nell’ approfondimento "I veicoli per investire in Cina", questo articolo vuole sottolineare alcuni punti da considerare attentamente prima di decidere di avviare una joint venture in Cina. Dal punto di vista giuridico, una joint venture in Cina assume la forma di società a responsabilità limitata di diritto societario cinese. La percentuale offerta dall’investitore straniero in genere non dovrebbe essere inferiore al 25 per cento del capitale sociale della JV. L'accordo di JV, il contratto e lo statuto sottoscritto dalle parti per l'impresa devono essere presentati agli uffici di Stato competenti per l'esame e approvazione; l'organo responsabile dell’ esame e dell’ approvazione ha tempo tre mesi per a decidere se approvare o disapprovare tali documenti. In caso di approvazione, la joint venture dovrebbe registrarsi presso il dipartimento amministrativo competente per l'industria e il commercio, ottenendo così la licenza di business per iniziare la propria attività. Ciascuna parte della JV può conferire capitale in contanti, in natura, in diritti di proprietà industriale, ecc. L'investimento di un partner cinese in una joint venture può comprendere la concessione alla JV del diritto alla utilizzazione di un sito predisposto per l'impresa. In questo caso, l'investitore straniero deve fare attenzione perché in Cina esistono due tipi di diritti di uso del suolo, di concessione e di assegnazione. I primi indicano la proprietà del suolo, mentre i secondi si riferiscono al diritto di utilizzo del suolo stesso. Gli imprenditori cinesi spesso includono i secondi come loro contributo al patrimonio netto della JV, ma l'investitore deve verificare che egli possieda realmente tali diritti, che il valore attribuito sia corretto e che il termine di esercizio dei diritti sia valido. Infatti, la frode molto comune in Cina è quella di conferire i diritti di assegnazione come diritti di concessione, quantificando il valore di tali diritti come se ne si avesse la proprietà (www.dezshira.com). Questi aspetti possono essere verificati in modo indipendente presso gli uffici locali competenti (tutte le città cinesi ne hanno uno). Se il diritto all'uso del sito non costituisce una parte dell’ investimento del partner cinese, la joint venture dovrà pagare al governo cinese una tassa apposita per l’utilizzo dello stesso. Un grande problema della JV potrebbe essere l'affidabilità dei partner, quindi l'investitore straniero deve essere prudente e cercare di conoscere esattamente chi sono i suoi partners. Questo potrebbe risultare difficile in Cina, in quanto non c'è un registro pubblico che sia possibile consultare per accertarsi di eventuali pendenze politiche/giuridiche per individuo. La due diligence legale e finanziaria potrebbe facilitare le verifiche, anche se tali attività sono particolarmente difficili in Cina, perché non ci sono documenti a disposizione per la consultazione pubblica. Per esempio, molte aziende in Cina non adempiono correttamente agli obblighi riguardo gli oneri sociali per i lavoratori, lasciando spesso fuori dai libri contabili le relativi rilevazioni, che potrebbero diventare un grosso problema per la JV. Inoltre, il business in Cina da parte di investitori stranieri sembra attrarre un maggior livello di controlli, per cui è importante che tutte le attività siano svolte in conformità con la legge nazionale (www. dezshira.com). Alla luce delle criticità appena illustrate, gli investitori stranieri tendono a preferire la forma della WFOE, per evitare le difficoltà ed i potenziali conflitti legati alla presenza di un partner locale, come nella JV (al 2008, 29.543 progetti stranieri sono stati in forma di WFOE e 8.290 in forma di JV, Istituto Nazionale di statistica Cinese).
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