Crescono gli investimenti diretti dell’Europa in Cina

Marzo, 2013

L’afflusso di capitali di provenienza europea in Cina ha registrato un incredibile aumento. Il dato appare particolarmente positivo, specie se valutato in relazione all’andamento generale degli investimenti diretti esteri nel paese, che hanno invece segnato un’importante contrazione.

Secondo i dati diffusi dal Ministero del commercio cinese, gli investimenti diretti esteri (IDE) dall'Europa verso la Cina avrebbero raggiunto i 9,27 miliardi di dollari, in crescita addirittura dell' 81,8%. Il dato europeo appare in assoluta controtendenza rispetto all’andamento generale dell’afflusso di capitali stranieri verso il paese: gli IDE in Cina, infatti, hanno registrato, per la prima volta dal 2009, una significativa contrazione. Le statistiche documentano che gli investimenti diretti esteri in Cina sono scesi del 7,3% a gennaio 2013, dopo che nel 2012 erano già diminuiti del 3,7%, attestandosi in valore a 111,72 miliardi. In particolare, a gennaio gli investimenti dagli Stati Uniti sono scesi del 20,0 per cento, quelli dalle dieci migliori economie asiatiche, tra cui Hong Kong, Giappone e Singapore, del 9,0 per cento su base annua.
“La Cina si trova in una fase in cui aumentano gli investimenti in uscita e tale fenomeno accelererà nell’immediato futuro. Gli investimenti in uscita si concentrano, al momento, su materie prime e operazioni di fusione e acquisizione, ma ben presto muoveranno verso il settore manifatturiero.”

Shen Danyang

Portavoce del Ministero del Commercio Cinese

"Le statistiche hanno dimostrato che i capitali effettivamente investiti sono scesi e l'ampiezza del calo non e' leggera", ha dichiarato il portavoce del Ministero, Shen Danyang, spiegando che "ci sono comunque dei buoni segnali, come la crescita del 34,3% del numero di nuove aziende a capitali esteri" (www.agichina24.it). Ad influenzare in maniera importante tali risultati indubbiamente l'aumentato costo della manodopera, che rende meno appetibili gli investimenti nel paese. In tal senso, infatti, la Cina sta progressivamente perdendo i suoi vantaggi come destinazione di decentramenti produttivi, circostanza peraltro inevitabile per effetto della trasformazione del paese da economia in via di sviluppo a economia avanzata. Il risultato sconta inoltre, inevitabilmente, il diffuso atteggiamento di prudenza a livello globale, riconducibile alle tensioni sullo scenario economico internazionale. In aumento, invece, il numero di società a capitale straniero costituite in Cina e gli investimenti del Dragone all’estero.